cosa ascolta chi scrive? 2023 #4

Paola Tellaroli

Giancane – Tutto male
Questo disco è la colonna sonora perfetta ogni volta che devo inforcare la bicicletta per raggiungere un posto e sono in ritardo. Sei in un paese meraviglioso mi fa incazzare al punto giusto e col suo ritmo mi incita a pedalare sempre più forte; su Come stai dribblo tutto e tutti sentendomi come Dante in A/RUomo mi fa sorridere – anche se ho sbagliato strada; Voglio morire si lascia cantare a squarciagola e, se sono abbastanza fortunata (o particolarmente distratta), può capitare che la mia corsa si interrompa mentre nelle cuffiette Giancane sbraita ancora:
Fabbriche esplodono, case che franano
Ma dai è tutto stupendo, basta non tocchi a te
Diritti muoiono, ministri applaudono
Questo sapore di male non lo senti anche te
Questo sapore di male non lo senti anche te
Non lo senti anche te?

Lonnie Holley – Oh Me Oh My
Nei momenti in cui necessito di un sottofondo non troppo invadente tra un pensiero e l’altro, Lonnie Holley si è dimostrato un buon compagno. Basta Testing per farmi sincronizzare su emozioni che normalmente vanno perse nel trambusto della quotidianità. In I Am Part Of The Wonder sono già rapita dal flusso di poesia pura, mentre col pezzo che dà titolo all’album raggiunge il suo apice d’intensità, forse grazie anche all’inconfondibile voce di Michael Stipe. E poi ancora, con Mount Meigs e Better Get That Crop In Soon ma anche in Kindness Will Follow Your Tears, questo disco riesce a sciogliersi in ritmi mai uguali, sempre sorprendenti.

Mombao – Sevdah
Nonostante questo gruppo renda molto meglio durante le sue performance live, quando non voglio essere trascinata da parole, ma solo da sensazioni, mi affido a loro. Questo disco, infatti, è cantato in molte lingue, senza mai concedersi all’italiano. Esprimendosi in modo viscerale lascia che siano suoni sconosciuti a mescolare dentro le nostre anime e a far emergere pensieri inaspettati. Toi Pa poi è travolgente, se sentita dal vivo rischia di rivelarsi esplosiva.


Stefano Ficagna

Yawning Man – Long walk of the Navajo
Poche band come la storica formazione californiana riescono a continuare a fare stoner con semplicità e profondità insieme: Long walk of the Navajo è, in tre brani e quasi quaranta minuti di musica, l’ennesima conferma che la chitarra di Gary Arce crea mondi con pochi accordi.

Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs – Land of sleeper
Scoperti per puro caso tramite la recensione di un film a cui hanno collaborato, ottima unione di grinta, pesantezza e oniricità: come i Red Fang (per i fortunati che li conoscono), ma con dei funghi allucinogeni in più.

The André – Mentre non riesco a dormire
Partito coverizzando le canzoni trap con la chitarra acustica e la voce di Faber, The André in pochi anni ha maturato uno stile personale e una propria poetica: Mentre non riesco a dormire è il suo primo album di inediti, e contiene alcuni dei testi più intelligenti che mi sia capitato di sentire negli ultimi tempi.


Alessandra Minervini

Non di solo spotify ha brillato il 2023. Non solo musica per scrivere, anche per vivere. Tipo due ritorni sui quali in passato, ascoltandoli, ho scritto tanto. Quest’anno mi sono limitata di più a godermeli che a buttarli nel sottofondo del mio scrivere.

Il primo album del 2023, primo in termini di bellezza e di risonanza esistenziali, è The ballad of darren dei Blur. Li ho visti poi dal vivo a Lucca. Uno Stargate e una Madeleine nella stessa sera. Se ascolto l’album sento tra le note le sfumature dell’indaco, un colore che l’occhio umano percepisce in maniera ossessiva (si dice). E i Blur nel loro ultimo album per me suonano in indaco. Brano super: The ballad.

Il secondo album è un altro atteso ritorno, una sinestesica smagliatura spazio temporale: Elvis dei Baustelle. Mentre i Blur non li avevo mai visti dal vivo prima di quest’anno, loro sì. Dal primo album. Il live di Elvis mi ha divertito, c’era un’energia meno trattenuta dei precedenti. L’album l’ho ascoltato quasi ogni giorno appena è uscito, mi è sembrato che nella reunion avessero incluso anche noi, fan della prima ora. Ed è bello sentirsi accolti dentro una band “contro il mondo”. Brano super: Betabloccanti cimiteriai blues

Più che per scrivere, Grian Chatten l’ho ascoltato durante il mio lavoro di editing. La musica per scrivere deve incollarmi alla sedia, quella per editare invece deve incollarmi alla sedia ma facendomi saltellare dentro. L’album Chaos for the fly del cantautore irlandese, faccia tosta come la sua voce che mi fa pensare a Leonard Cohen ma poi mi fa pensare che in effetti è Grian Chatten, e questo è il suo pregio, mi fa saltare. Smuove e ricollega certi pezzi noti ad altri ignoti. Brano super: Fairlies.


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